Con questa letterina abbiamo invitato i bambini della scuola primaria di Pozzale a fare un disegno sul nuovo tema di quest'anno concordato con le maestre: Il Coraggio.
Per la presentazione a scuola è intervenuta Laura Ferraresi di Radio Voce della Speranza di Firenze e ha letto questa storia...
L’UCCELLO DALLE MILLE VOCI : Giacomo è un bambino di 10 anni che ama ascoltare la musica dal suo I Pod indossando le cuffiette. Non si stacca mai dalla musica e dal suo I Pod facendo arrabbiare molto i suoi genitori, perché non li ascolta mai. Una mattina, mentre erano in vacanza in un paesino in collina ,accadde una cosa molto strana: al suo risveglio Giacomo trovò i suoi genitori stranamente silenziosi e con uno strano sorriso sul viso. Anche gli abitanti del paese erano diventati tutti silenziosi e tutti con lo stesso strano sorriso. Giacomo decise di uscire dalla casetta che stavano occupando per quei giorni estivi per cercare di scoprire che cosa fosse accaduto. Camminando per le stradine del paesino,stranamente silenziose, incontrò Lisa che,un po’ agitata, gli dice: “Che cosa sta accadendo? Tu mi sembri l’unico normale,qui. Hanno tutti quello strano sorriso e nessuno parla,nessuno sa dirmi qualcosa. E poi questo terribile silenzio. Scusami, non ti ho neanche detto come mi chiamo: sono Lisa”
Disse tutto d’un fiato e Giacomo comprese che anche lei era preoccupata quanto lui.
“Ah meno male che non solo l’unico a pensare che qualcosa di veramente strano sta accadendo. Ciao, Lisa, sono Giacomo e sono venuto qui in vacanza insieme ai miei genitori. Anche io, come te, ho cominciato a preoccuparmi un po’ da quando mi sono alzato: non ho sentito la mamma che mi urlava che era ora che mi svegliassi. Sai di solito faccio molto tardi ad ascoltare musica con il mio I Pod. Così sono sceso di sotto e ho trovato i miei stranamente silenziosi davanti alla loro tazza di caffè,che tra l’altro non avevano ancora bevuto.
E’ tutto cosi diverso dal solito,non so come spiegartelo.” Disse Giacomo, anche lui un po’ agitato.
“Che ne pensi se andassimo un po’ in giro per il paese e vedere se qualcun altro è come noi ?” propose subito Giacomo a Lisa.
“Andiamo! Con te mi sento più tranquilla, credevo di essere la sola ad essere diversa. Mi sembrava di fare un brutto sogno. Ehi, dimmi, sto forse sognando? Dammi un pizzicotto. ” disse Lisa. “Ahi, fai piano!!!” aggiunse dopo che Giacomo le aveva dato un pizzicotto come aveva chiesto.
Entrambi si resero conto che non stavano vivendo un sogno, così, un po’ sospettosi si incamminarono per le vie del paese. Ad un tratto si accorsero di uno strano rumore che proveniva proprio da una stradina sulla loro destra. Era come un picchiettare su qualcosa, forse un leggero martellare. Era anche l’unico suono che avevano sentito in tutta la mattina, oltre al suono delle loro voci. Seguirono quel martellare cadenzato, lento e preciso e si ritrovarono davanti alla bottega di una vecchia calzolaia. Era ripiegata sul suo piccolo tavolo da lavoro e stava martellando su un pezzo di cuoio inchiodato a un pezzo di legno che aveva la forma di una scarpa.
La vecchia alzò lo sguardo e guardando i ragazzi, disse :” Vi stavo aspettando. Ci avete messo un po’ a trovarmi” .
Giacomo e Lisa, stupiti, si guardarono a loro volta. Come sarebbe a dire che li stava aspettando, non avevano un appuntamento con lei. E poi chi l’ aveva mai vista prima? Beh, Lisa la conosceva. Ogni tanto le portava le scarpe della nonna a far risuolare, ma anche lei non aveva fissato nessun incontro con lei. Non è come andare dal dentista, dalla calzolaia si va e basta!
“Vi sarete certamente accorti di quello che sta accadendo al paese e ai suoi abitanti?” riprese la vecchia calzolaia.
“C’è uno strano silenzio e tutti hanno quello strano sorriso sul viso e nessuno parla” disse Giacomo.
“Da tempo temevamo che ciò accadesse. Molti credevano che fosse solo una leggenda, ma io sapevo che tutto ciò prima o poi sarebbe accaduto. Vedete, ragazzi, ho imparato a leggere la vita delle persone attraverso le loro scarpe e a comprenderne il destino. Un tempo le persone camminavano di più per tante ragioni: per andare al lavoro, per incontrare un amico, o per raggiungere la propria innamorata”.
“Ma che vuol dire? Che legame c’è con quello che sta accadendo?” domandò Lisa.
“Cosa hai detto? Dovresti parlare più forte, purtroppo sono sorda!!” disse la vecchia ciabattina.
“Non vedo nessun legame tra il fatto che oggi si cammini di meno e questo incredibile silenzio” urlò Lisa.
“Cara ragazza, ti sbagli. Camminare non è solo l’atto del muoversi da un posto all’altro, ma esprime anche il desiderio di incontrare persone, raggiungere luoghi godendo il viaggio, dandosi il tempo dell’ascolto di tutto ciò che ci è intorno. Si ascolta anche con i piedi ,lo sapevi? Prova a camminare per lungo tempo con delle scarpe che non sono morbide, che non lasciano respirare il tuo piede, che non sostengono il tuo passo. Dopo un po’ ti sentirai così stanca che non ti accorgerai cosa sta accadendo intorno a te. Oggi si cammina poco, si incontra poco e si ascolta poco e di conseguenza si dà poco valore alle scarpe che indossiamo, si dà poco valore ai nostri piedi, alle nostre radici. Ecco perché in paese è passato l’Uccello dalle Mille Voci . Secondo la leggenda l’uccello dalle Mille Voci giunge quando i tempi della confusione sono maturi. Vola di notte sopra paesi e città e ruba, col suo stridulo e agghiacciante canto, le voci alle persone, i suoni alla natura, il cinguettio agli uccelli e tutto si fa silenzio.”
“Perché noi non abbiamo perso le nostre voci?” domandò Lisa con un tono di voce alto affinché il vecchia la sentisse.
“Cosa stavate facendo l’altra sera?”
“Io stavo ascoltando la musica dal mio IPod indossando le cuffie.” Rispose Giacomo.
“Io stavo studiando sulle mie tastiere, provando e riprovando e anche io indossavo delle cuffie per non disturbare la nonna” aggiunse Lisa.
“Ecco ,in quel momento le vostre orecchie erano chiuse dalle cuffie che indossavate e, quindi, non avete sentito il canto dell’Uccello dalle Mille voci. Questo vi ha salvato. E per quanto riguarda me…..beh sono sorda come una campana!!!!”
“Ma esiste un modo per far ritornare tutto come prima? Non mi piace vedere i miei genitori in questo stato. Preferivo quando mia mamma mi urlava dietro” disse Giacomo.
“Certo, il modo c’è: si dice che l’incantesimo verrà rotto solo quando si saprà riprendere il cammino e ascoltare col cuore. E questo vuol dire che bisogna camminare a lungo per trovare l’Uccello dalle Mille Voci e, una volta trovato, saperlo ascoltare senza lasciarsi inorridire dal suo canto stridulo. E’ per questo che le sue piume hanno tutte una piccola macchia a forma di cuore. Voi due siete i prescelti!”
“Noi due? Ma se ci siamo incontrati oggi per la prima volta” disse un po’ stupita Lisa
“E’ vero, ma non è un caso che tutti e due ieri sera stavate ascoltando della musica con le cuffie: quindi il compito di salvare tutti noi spetta a voi. Ma state tranquilli, io vi aiuterò” disse la vecchia calzolaia cercando di rincuorare i due ragazzi.
“E come?” chiese Giacomo.
“Vi farò un paio di scarpe per ognuno” disse la calzolaia.
“Scusami se te lo dico, ma in una situazione come questa pensi proprio che un paio di scarpe ci possano essere d’aiuto?” domandò nuovamente Giacomo.
“Imparerete lungo il cammino che non dovrete mai fermarvi alle apparenze; e sì, un paio di scarpe vi saranno d’aiuto perché saranno speciali, ma dovrete seguire la regola che vi darò.
Dovrete fare ogni passo ascoltando cosa vi diranno.” Disse la vecchia.
“Ma cosa sta dicendo???? Secondo lei le scarpe parlano , ma Giacomo ti sembra una cosa possibile?” disse Lisa sussurrando all’orecchio di Giacomo.
Il ragazzino non rispose, sembrava rapito, incantato dalle parole della calzolaia. Certo, era tutto molto difficile da credere, ma anche quello che stava accadendo al paese, se non lo avesse visto con i suoi occhi non ci avrebbe mai creduto, pensò tra sé e sé, Giacomo.
“Ecco, queste sono le vostre scarpe!” disse la calzolaia.
“Ma come hai fatto, se non conosci le nostre misure?” chiese Giacomo.
“Questo è ciò che credi, io conosco le misure di ogni persona ancora prima di vederla; ne ascolto con attenzione il suono dei passi così scopro quanto pesa, se ha o ha avuto qualche problema alle gambe e se è una persona sicura e socievole o timida e chiusa in se stessa. Per ognuno di loro io faccio la scarpa giusta. Per chi è sicuro e aperto verso gli altri uso delle pelli molto morbide, una suola di cuoio sottile e di solito senza lacci, facili da sfilarsi. Queste persone hanno bisogno di sentire il mondo sotto i loro piedi. Per chi è invece più timido e chiuso tendo a usare pelli un po’ più rigide, con una suola più spessa e con una allacciatura che possa essere stretta in modo deciso e che non possa slacciarsi ogni due minuti. Infatti queste persone hanno bisogno di sentirsi sostenute in ogni momento. Ma ciò che non cambia nelle mie scarpe è il fatto che sono la scarpa giusta per il piede giusto. Adesso indossate le vostre scarpe!” disse decisa la calzolaia.
Giacomo e Lisa si sedettero su due sgabelli che erano nella bottega, si tolsero le loro vecchie scarpe e indossarono quelle che la calzolaia aveva appena fatto per loro.
Appena infilati i loro piedi in quelle calzature, che a dire della vecchia avrebbero dovuto avere poteri quasi magici, si sentirono improvvisamente al centro del mondo e guardandosi l’un l’altra a bocca aperta percepirono crescere dentro di loro la certezza che avrebbero potuto scalare montagne, attraversare fiumi, percorrere sentieri scoscesi, saltare di roccia in roccia. Niente li avrebbe fermati, i loro piedi erano ben saldi al terreno e anche loro avrebbero saputo ascoltare con i piedi, come diceva il vecchia calzolaia. Si sentirono pronti ad affrontare la sfida: erano i prescelti.
“ Bene, ragazzi, vedo che adesso comprendete ciò che vi ho detto poco fa. Ho ancora due avvertimenti da darvi: restate sempre insieme e dovete compiere la vostra impresa entro la mezzanotte, prima che inizi il nuovo giorno.” Disse la calzolaia
“Mezzanotte!!!!” disse sbalordita Lisa.
“E’ mezzogiorno, la campana ha suonato, ma non l’abbiamo sentita, quindi affrettatevi: al paese e a tutti noi resta veramente poco tempo! Ma abbiate sempre in cuor vostro la fiducia della riuscita e sappiate ascoltare anche questo profondo e irreale silenzio, sarà lui ad indicarvi la via.” Disse la vecchia abbracciando i due ragazzi.
Giacomo e Lisa si incamminarono verso il bosco, lasciando il paese alle loro spalle. I loro passi erano sicuri e lunghi.
“Ma non sembra anche a te di camminare in maniera diversa? Non so come spiegartelo……ho come la sensazione di avere delle gambe lunghissime” disse Giacomo a Lisa appena entrarono nel bosco.
“E’ vero!!!! E’ così che mi sento anche io. Ah, se fosse qui mio papà, sono certa che non resterei indietro. Lo sai come lo chiamo….Papà Gambalunga, perché ha gambe lunghissime e faccio sempre molta fatica a camminare al suo fianco. Ma con queste scarpe ai piedi sarebbe lui a chiamarmi Lisa Piè Veloce.” Aggiunse Lisa.
“Ma da quanto tempo stiamo camminando?” chiese Giacomo.
“Non saprei. Non mi sento affatto stanca, e tu?”
“Anche io sto bene, se non fosse per questo silenzio terribile. Il bosco è spaventosamente muto. Meno male che posso sentire almeno la tua voce. Ma cosa ci ha detto la vecchia calzolaia? Di ascoltare anche questo silenzio perché ci avrebbe indicato la via. Cosa avrà voluto dire secondo te?” domandò Giacomo a Lisa.
“Non lo so, ma deve essere così perché tutto ciò che ci ha detto fino a qui è stato vero.” Rispose Lisa che improvvisamente si fermò e anche il suo respiro sembrava si fosse fermato.
Giacomo si inquietò. Il silenzio del bosco sembrava fosse diventato ancora più profondo, quasi doloroso, come quando si spingono forte le dita sulle orecchie e cominciò a gridare a Lisa:
“Lisa, Lisa che ti succede? Dimmi stai male? Ti prego rispondimi?”
“Schhhh” fece Lisa portandosi il dito indice davanti alla bocca.
Giacomo si zittì, rimanendo un po’ con il fiato sospeso.
Lisa gli fece cenno con la mano di avvicinarsi.
Erano entrambi sotto una grande quercia. Una brezza leggera stava accarezzando le sue foglie, ma nessuno rumore o suono o fruscio che fosse si riusciva a sentire.
“Senti niente?” chiese Lisa.
“Mi stai prendendo in giro? Ti devo forse ricordare che stiamo cercando l’Uccello dalle Mille Voci che ha rubato tutti i suoni?” rispose Giacomo un po’ nervosamente.
“ Sciocco, non devi ascoltare con le orecchie, ma con i piedi. Non ti ricordi più il motivo per cui il calzolaio ci ha fatto queste scarpe? Non ti ricordi che ci ha detto che grazie a queste calzature speciali avremmo imparato ad ascoltare con i piedi?” rispose Lisa “E adesso dimmi se senti qualcosa. Non senti, forse, uno strano tremore sotto i piedi?”
“Ora che me lo fai notare……è vero, è come una leggera vibrazione proprio qui ,sotto di noi. Cosa potrebbe essere?”
“Non saprei. Proviamo a spostare un po’ di foglie” disse Lisa.
Così i due ragazzi si chinarono verso le radici della quercia e iniziarono a scostare foglie gialle ,ghiande, piccoli sassi e rametti, quando ad un tratto Giacomo urlò:
“Qui ci deve essere qualcosa, il tremolio è più forte!!!!”
Alzarono una zolla di terra indurita dal sole, che aveva preso la forma di un masso e lì sotto trovarono una strana piuma che vibrava come fa il cellulare quando non vogliamo che squilli.
Giacomo la prese tra le mani e quasi gli stava per cadere da quanto tremava.
“Io non ho mai visto una piuma fare così” disse Lisa.
“Nemmeno io. Però Lisa, guarda qua. Questa non è forse una macchia a forma di cuore?”
“Fammi un po’ vedere….. è vero, è proprio una macchia a forma di cuore!!!! Questa è una piuma dell’Uccello dalle Mille Voci e questo vuol dire….”
“….che siamo sulla strada giusta” dissero insieme i due ragazzi.
“Attento!!! Così ti scappa!!!” fece appena in tempo a dire Lisa, quando la piuma letteralmente volò via dalle mani di Giacomo.
“Ma come è possibile!!!!! Vedrai, sarà stato il vento…..cadrà a terra, fra poco.” Disse Giacomo.
“Giacomo, non ti ricordi quello che ci ha detto il vecchia calzolaia? Niente è come sembra! E a me sembra che la piuma stia volando da sola e secondo me si sta dirigendo verso l’Uccello dalle Mille Voci”.
“Che stupido!!! Hai proprio ragione!!!! Dai, Lisa ,corriamo o rischiamo di perderla di vista!!!!”
I due ragazzi si precipitarono all’inseguimento della piuma, balzando sui clivi del monte, tra albero e albero, come due agili cerbiatti.
La piuma davanti a loro e il bosco ormai, laggiù, dietro alle loro spalle.
Il pendio del monte si era fatto più ripido e i cespugli si erano sostituiti agli alberi.
“Lisa, la vedi?” chiese Giacomo all’amica.
“Sì, è non è bello ciò che vedo” rispose.
“Cosa intendi” domandò Giacomo nuovamente.
“Che è arrivata quasi sulla cima del monte. Il che vuol dire che dobbiamo arrivare fin lassù”.
“Ok, la vecchia calzolaia ha detto che siamo noi i prescelti, quindi dovremo arrivare fin lassù e, non vorrei agitarti Lisa, ma il sole sta già tramontando”.
“Non ce la faremo mai!” disse sconfortata Lisa.
“Non lo pensare nemmeno. Dobbiamo aver fiducia, ricorda!”
“Bene, ce la possiamo fare! Vai avanti tu” disse decisa Lisa, a quel punto.
Con forza, coraggio e determinazione i due amici iniziarono la loro scalata.
Ormai la piuma non la vedevano più, ma sapevano in cuor loro che l’Uccello dalle Mille Voci non poteva che essere sempre più vicino.
“Come va Lisa?” domandò Giacomo.
“Non mi sono mai sentita così bene. I miei piedi è come se sapessero esattamente dove doversi appoggiare. E’ proprio vero quello che ci ha detto la vecchia calzolaia: queste scarpe sono veramente speciali”.
“ Anche io ho la stessa sensazione. Mai per un attimo ho temuto di scivolare. Allora, Lisa, cerchiamo di arrivare sulla cima il prima possibile, ce la possiamo fare!” aggiunse Giacomo.
Salendo si accorsero che il pendio del monte, ad un certo punto aveva come una rientranza quasi fosse una piccola terrazza.
“Forza Lisa, fai ancora uno sforzo che qui ci possiamo fermare per un po’” disse Giacomo rivolgendosi indietro verso l’amica.
“Eccomi, ce l’ho fatta……Giacomo la piuma è proprio dietro di te, voltati presto!” Disse Lisa.
Giacomo si voltò e vide la piuma volare verso l’apertura di una grotta e fece segno all’amica di seguirlo.
Insieme entrarono cautamente, anche perché la luce all’interno era veramente poca.
Là, sul fondo, videro qualcosa muoversi e si bloccarono quasi senza respiro. Quell’ombra si stava avvicinando a loro ….. tutto era avvolto da un profondo silenzio, quando all’improvviso videro un enorme uccello tutto grigio e nero con piume lunghissime che li stava fissando dritto negli occhi.
I due ragazzi compresero subito che quello era l’Uccello dalle Mille Voci e che ormai erano arrivati alla resa dei conti. Fra poco quell’uccello avrebbe fatto il suo grido e che sarebbe successo a loro due?
E così accadde.
L’uccello aprì il suo becco e lanciò il suo canto lacerante.
Il dolore che Giacomo e Lisa provarono alle loro orecchie fu quasi insopportabile che stavano quasi per svenire, quando improvvisamente dalle suole delle scarpe che aveva fatto il calzolaio uscì una radice profonda che si andò a conficcare nella roccia della grotta facendo scorrere lungo le gambe dei due amici la forza e l’energia della terra.
I due ragazzi si sentirono rinvigoriti da questa nuova e potente energia, si presero per mano e seppero, in quel preciso momento cosa avrebbero dovuto fare: chiudere gli occhi e ascoltare come quando ascoltavano rapiti la musica suonata sulle tastiere o quella dell’IPod.
Il grido agghiacciante dell’Uccello dalle Mille Voci diventò meno forte e ciò che prima sembrava un canto stridulo lentamente si trasformò in una armoniosa melodia. Da sotto le ciglia abbassate dei ragazzi scesero due calde lacrime che rigarono le loro guance cadendo tra le zampe dell’Uccello dalle Mille Voci, il quale sfiorò i loro visi con le sue lunghe piume.
Giacomo e Lisa aprirono gli occhi e davanti a loro videro un uccello meraviglioso grande quanto un albero del bosco, con piume lunghissime color oro, arancione e con una piccola macchia verde a forma di cuore. Rimasero qualche minuto a guardare e ad ascoltare, sbalorditi quando l’Uccello dalle Mille Voci li spinse dentro un buco che c’era nella grotta. All’interno c’era uno scivolo e i due amici, gridando sgusciarono velocemente verso il basso per poi venir quasi sputati, fuori, su un morbido mucchio di foglie gialle. Erano di nuovo ai piedi del monte che avevano appena scalato e ridendo come pazzi videro planare verso di loro il grande Uccello che continuava a cantare melodiosamente il suo canto.
Insieme ripresero il cammino verso il paese a passi lunghi e veloci guidati dall’Uccello dalle Mille Voci.
La luna piena era già alta nel cielo quando Giacomo e Lisa entrarono nel vicolo del villaggio che portava alla bottega della vecchia calzolaia.
Improvvisamente la campana del campanile iniziò a fare i suoi rintocchi.
I due amici si fermarono a contare:
“ Uno, due, tre,…….12…mezzanotte, è mezzanotte, ce l’abbiamo fatta!!!!” dissero a squarciagola e vennero raggiunti da voci, risate, rumori di bicchieri che tintinnavano e poi una fisarmonica a cui si aggiunse una chitarra.
Non poterono quasi credere a ciò che stavano vedendo: lungo tutto il vicolo, a partire dalla bottega della vecchia calzolaia, una lunghissima tavolata con tutta la gente del paese che mangiava e beveva.
“Ma dove eravate finiti, è da un po’ che non vi vedevamo” disse la mamma di Giacomo.
“Vi stavamo aspettando per mangiare tutti insieme la torta che ha preparato la calzolaia” aggiunse il papà di Giacomo.
A quel punto uscì dalla sua bottega la calzolaio, che aiutato da altre tre persone sorreggeva una gigantesca torta a forma di scarpa e passando davanti ai ragazzi, gli fece l’occhiolino e disse sussurrando “La scarpa giusta per il piede giusto”
Giacomo e Lisa cominciarono a ridere a crepapelle.
Da quel giorno rimasero amici per sempre perché non è da tutti essere i prescelti a riportare l’armonia nel paese.
A proposito …… tutti ripresero a fare lunghe passeggiate per andare al lavoro, per incontrare gli amici o per raggiungere l’innamorata e la vecchia calzolaia, naturalmente, riprese a lavorare tantissimo !!!!!
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